
Le Château
Jacques De Cuers (figlio di Henry De Cuers) comprò nel 1651 la dimora d’Honoré Marquesy, Signore di Ramatuelle e consigliere del Re. Da quel momento, la bella dimora venne chiamata Castello in virtù del livello dei suoi nuovi abitanti. Si succederanno nel Castello i 5 signori di Cogolin, nonché la loro diretta discendenza sino alla Rivoluzione francese.
Il Castello, in rovina dalla Seconda Guerra Mondiale, fu acquistato nel 1961 da Lucien Sellier e sua moglie, e decisero di restaurarlo. Ne fecero poi dono alla città di Cogolin che lo strasformo in un luogo di esposizione.
Oggi il Castello ospita mostre temporanee di artisti pittori e scultori.

Chiesa saint-Sauveur saint-Etienne
La prima chiesa parrocchiale di Cogolin risale al 1079, tuttavia in mancanza di ulteriori referti archeologici, nessuno sa dov’era stato eretto il luogo di culto.
La chiesa attuale, del XVesimo e XVIesimo secolo è dedicata al Santo Salvatore ed a Santo Etienne ed è stata realizzata con il basalto, pietra lavica di colore grigio nero estratta nelle cave di Cogolin.
La sua originalità si rivela nella sua architettura, atipica per una chiesa. Infatti, generalmente una chiesa possiede una o tre navate, mentre la nostra ne ha soltanto due: la prima è caratterizzata dallo stile romanico, la seconda dallo stile gotico.
Gli ornamenti liturgici sono notevoli e diverse opere sono state registrate come Monumenti Storici: in particolare il trittico di Urlupin (1526), che costituisce una delle più belle opere d’arte del Golfo di St Tropez o, ancora, l’altare in marmo policromo del XVIIesimo secolo. La navata in stile gotico presenta invece opere di artisti contemporanei della regione.
L’architettura esterna della chiesa, sobria e massiccia, contrasta con la ricchezza delle opere che si trovano all’interno.

La torre dell’orologio
La torre dell’orologio ed il muro di cinta di Cogolin proteggevano le abitazioni del villaggio ed il Castello signorile. Questa torre, eretta alla fine del XIllesimo- inizio XlVesimo secolo, ospitava una delle porte di entrata nel villaggio. Vi si accedeva da una rampa che portava ad un ponte levatoio utilizzato per superare il fossato.
Una seconda porta chiamata cateratta o saracena, proteggeva il villaggio in caso di pericolo.
Questa torre è stata costruita in basalto, pietra lavica di colore grigio nero estratta nelle cave di Cogolin.
All’inizio del XlVesimo secolo, il villaggio di Cogolin contava circa 500 abitanti.
Nella seconda metà del XVIesimo secolo, in cima alla torre fu installato un orologio. Una persona, in generale un fabbro, veniva nominato e pagato dalla comunità per «condurre l’orologio».
Questo fragile dispositivo funzionava grazie ad un contrappeso e necessitava di una costante manutenzione. Dal 1587, una campana suonava ogni ora.
Durante la Rivoluzione francese la campana fu salvata perché era parte di un edificio civile e non cattolico, evitando che fosse fusa quale canone per la Repubblica. Ora si trova nel campanile della chiesa parrocchiale.
L’incisione latina sull’orologio « Sancta Maria ora pro nobis » significa « Santa Maria prega per noi ». Nel 1911, il consiglio Municipale decise di acquistare un nuovo orologio che fu poi installato sul frontone del Municipio nel 1930.

Le fontane
L’acqua non è mai stata un problema a Cogolin, contrariamente ad altri villaggi provenzali.
Il centro storico posto su una collina vulcanica è circondato dal Massiccio dei Mori. L’acqua scende da questo massiccio alberato in grande abbondanza e alimenta le nostre falde sotterranee. L’adduzione attuale delle acque in città venne realizzata all’inizio del 19esimo secolo.
Nel 1821 fu scoperta una sorgente che restava attiva durante tutta l’estate e venne quindi usata per alimentare una fontana pubblica posta alla periferia del villaggio. Nel 1857 fu costruita la prima fontana nel cuore del centro storico. Nel 1867 fu costruito un abbeveratoio pubblico chiamato: “Font Vieille”. Nel 1913 e 1914 furono realizzate due nuove fontane in avenue de la gare (attuale avenue G. Clemenceau) e poi due vasche circolari: l’una nel centro della piazza del Municipio, circondata da una recinzione con lo scopo di evitare gli incidenti, e l’altra in piazza Victor Hugo la cui esistenza però fu molto breve.
Alla fine del XIX esimo secolo, al fine di potenziare la quantità di fontane pubbliche nel villaggio, fu costruito un sistema di vasche sotterranee alimentate da una stazione di pompaggio. L’acqua veniva così condotta verso le varie fontane grazie ad una rete di canalizzazione e di vasche intermedie, il tutto secondo la legge di gravitazione …
Le fontane ancora visibili oggi: la fontana del Municipio, la fontana della Dimora Sellier (a 3 beccucci), la fontana della piazza del Padre Toti (chiamata la fontana fungo) e la fontana della piazza Victor Hugo.
Le fontane che non esistono più: la vecchia fontana (abbeveratoio), giardino Jean Moulin, via Marceau, via della Résistance, via Carnot e abbeveratoio (davanti all’ente del turismo).

I portici
Una caratteristica di Cogolin è rappresentata dai suoi portici.
Difficile, infatti non notare gli ornamenti dei portici mentre si passeggia nelle affascinanti viuzze di Cogolin.
Questi portici sono sempre costruiti con due tipi di pietra, facile da riconoscere secondo la seguenti descrizione:
– col serpentino, roccia minerale verde scura (per l’ossidazione del rame) con venature bianche o giallastre. La sua patina luccicante e la sua grana molto fine evocano la pelle di un serpente. Veniva utilizzata sopratutto come pietra ornamentale.
– col basalto bolloso, pietra lavica di color grigio che compone tutto il substrato del villaggio. Il basalto bolloso nel sotto terreno del villaggio ha origine in una colata di lava risalente a 5 milioni di anni fa. I piccoli buchi visibile nella pietra sono formati da bolle di ossigeno racchiuse nella lava.
Da rilevare che in questo villaggio a vocazione rurale, con case modeste, è sorprendente avvistare tanti portici decorati e tanti diversi stili architetturali (classico, gotico, romanico).

Le Cappelle
La prima cappella a destra è stata costruita nel 1630. Fu poi trasformata in un edificio agricolo con una stalla al piano terra e un fienile al primo piano. Restaurata tra il 2010 ed il 2012, è diventata un luogo di esposizione.
La seconda, a sinistra, ha sostituito la cappella più antica nel 1820.
Queste cappelle ospitavano la confraternita dei penitenti bianchi che accompagnavano i defunti verso la loro ultima dimora…